Obiettivi L'obiettivo principale
di MatiTozzi è tentare di cambiare il modo di vedere il
giornalismo scolastico, promuovendo il necessario cambiamento della scuola
italiana. La scuola deve rivedere il proprio mandato formativo, affrontando
concretamente la sfida proposta non solo dalle tecnologie ma dalle nuove
(per modo di dire) agenzie di socializzazione: i mass media. non si può più fare un giornalino; non ci si può limitare a dedicare soltanto una tranche - e limitata - del programma ministeriale al mondo della comunicazione e dei media non si possono neanche precipitare dentro un'aula esperti del settore ignari del mondo della didattica, credendo in questo modo di sopperire alle mancanze dei docenti; non si può, soprattutto, insegnare COME si usa un medium senza spiegare PERCHE', riducendo il tutto ad una sorta di "adultomorfismo" delle produzioni dei bambini, che siano giornalini o filmati, trasmissioni radiofoniche o televisive non si può rendere lo studio del giornalismo (il caso specifico da noi affrontato) avulso dallo studio dei media e della comunicazione. Pertanto, per quel che concerne il mondo dei "giornalini"... Bisogna
andare oltre l'approccio pedagogico Nel primo caso, è il docente ad introdurre il linguaggio giornalistico, facendone un uso strumentale alla didattica classica soprattutto nell'ambito del programma di lingua. E' il lavoro intrapreso da Freinet, Ciari, Lodi, Tonucci e altri grandi della pedagogia e che si basa sulla scuola attiva, della cooperazione, in cui bene si innesta il giornalismo scolastico, da sempre ottimo per motivare al lavoro di squadra. Vantaggi: Coerenza con il grado di apprendimento degli alunni, riflessi sul piano didattico. Svantaggi: limitate competenze specifiche del docente, giornale eccessivamente come "parte del programma", come sapere-che-va-saputo. Nel secondo caso, parliamo dei giornalisti in classe, e di tutti quei corsi di giornalismo che costellano le nostre scuole sulla scorta di iniziative editoriali sparse nel territorio nazionale. Il professionista porta la propria esperienza e la offre ai ragazzi e al docente, che sopperisce così alle proprie lacune e contemporaneamente permette agli studenti di confrontarsi con una realtà extrascolastica. Vantaggi: Competenze specifiche al servizio della scuola Svantaggi: Sporadicità degli incontri, giornalista distante dal contesto e delle reali conoscenze degli studenti, conseguente difficoltà del docente di decodificare quanto detto dal giornalista nelle proprie ore di lezione, mancato riflesso sulla didattica. C'è infine un terzo approccio, quello della media education, che si concentra sullo studio dei mezzi di comunicazione "da dentro" e unisce le Scienze dell'educazione e della formazione alle Scienze della Comunicazione. Il linguaggio giornalistico è fatto di una serie di codici espressivi, è un testo mediale con specifiche tecniche di codifica e decodifica, e il cui senso scaturisce dal rapporto tra la forma e il contenuto. E' questo un obiettivo che va esteso a tutti i mezzi di comunicazione (televisione, radio, cinema, internet...). La sfida più importante è dunque abbattere la barriera fra i saperi alfabetico grafici e quelli delle tecnologie della comunicazione, con un approccio costantemente interdisciplinare: un'integrazione necessaria per la "scuola della modernità", come la chiama Morcellini. Con MatiTozzi non "facciamo un giornalino", ma sfruttiamo quanto imparato sulla Comunicazione e sul medium "giornale", nello spirito dell'educazione ai media, con i media, per i media. Il giornale scolastico è il punto conclusivo di un percorso di media education in cui i tre approcci sopra sommariamente descritti vengono colti nei loro punti di forza. Un comandamento: No al "tempo rubato" MatiTozzi è
sì un laboratorio, ma concretamente si rivela come una materia
vera e propria, trasversale alle discipline "classiche", della
durata di nove mesi. E'
un progetto esterno alla scuola (poiché tenuto da un giornalista)
ma anche interno (poiché lo stesso giornalista programma gli interventi
in maniera settimanale per tutto l'anno con i docenti interessati). E'
di conseguenza una forte integrazione alla didattica "classica",
e bypassa il problema principale di ogni progetto esterno: il tempo
rubato ai docenti che devono svolgere il programma ministeriale. Un progetto
di media education non può che fare di questa difficoltà
una forza: MatiTozzi ha coinvolto i docenti che sono stati parte
attiva nella programmazione annuale del progetto, contribuendo alla
propria formazione (in comunicazione, tecnologie e linguaggio giornalistico)
e a quella del loro formatore-esperto (in pedagogia e didattica).
Il tutto ovviamente gioca a vantaggio dell'obiettivo fondamentale della
scuola: Roberto Catalano |
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